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La Cannabis terapeutica

Articolo tratto da Fondazione Veronesi

La Cannabis Terapeutica

Cannabis terapeutica e “spinello” non sono la stessa cosa. Ecco perché parlare di legalizzazione tout court della marijuana non ha senso da un punto di vista medico.

Anche se gli studi a riguardo sono ancora pochi ad oggi sul mercato sono presenti 5 farmaci a base di cannabis - ognuno contenente una percentuale differente delle diverse molecole attive - utilizzati principalmente per il controllo di nausea, vomito, appetito nei pazienti sottoposti a chemioterapia.

Accanto a questo utilizzo, ben documentato dalla letteratura scientifica, si affiancano alcuni studi sui vantaggi dell’utilizzo della cannabis nel controllo del dolore cronico.

A queste indicazioni si aggiunge - tramite l’utilizzo del farmaco Sativex a base di cannabis - il controllo degli spasmi muscolarinelle persone affette da sclerosi multipla. Al di là di queste evidenze nel nostro Paese la diffidenza verso queste molecole –probabilmente per una non conoscenza adeguata degli effetti terapeutici- è ancora molto diffusa.

Per quali malattie è indicata? E’ possibile acquistarla in farmacia? Qual è la miglior formulazione? 

5 Cose da sapere

Che cos'è la cannabis?

La cannabis (nota anche con il nome di canapa) è una pianta originaria dell’Asia centrale. Dalle sue infiorescenze essiccate è possibile ottenere la marijuana, un complesso di molecole che agiscono principalmente a livello del sistema nervoso centrale e periferico. 
Le più note sono THC -ovvero il delta-9-tetraidrocannabinolo- e CBD –il cannabidiolo

Che effetti produce sul corpo?

Gli effetti indotti dall’utilizzo della marijuana sono svariati e dipendono essenzialmente dalla percentuali delle diverse molecole presenti nel preparato e dalle modalità di somministrazione.

L’effetto principale è analgesico e rilassante. Ciò avviene perché le principali sostanze contenute nella marijuana interagiscono con i recettori endocannabinoidi, particolari proteine responsabili della regolazione di dolore, appetito, umore e memoria.

In condizioni fisiologiche, per regolare queste funzioni, il nostro organismo produce sostanze molto simili –gli endocannabinoidi- a quelle presenti nel vegetale.

Quali sono le molecole che danno l'effetto farmacologico?

THC e CBD sono in assoluto le più importanti. La prima è responsabile dell’effetto farmacologico, la seconda tampona gli effetti della prima. Ecco perché il dosaggio controllato è fondamentale per ottenere un effetto terapeutico.

a cannabis prodotta secondo gli standard appartiene alla categoria dei fitoterapici.

Attenzione però a non pensare che bastino queste due: all’interno delle infiorescenze sono presenti centinaia di molecole appartenenti alla famiglia dei terpeni e dei flavonoidi fondamentali per ottenere l’effetto farmacologico in quanto aiutano il legame di THC e CBD ai recettori.

Per quali patologie viene utilizzata?

Al momento la ricerca sull’utilizzo della cannabis terapeutica è ancora agli albori. Sul mercato sono presenti 5 farmaci (prodotti dall’azienda olandese Bedrocan) a base di cannabis –ognuno contenente una percentuale differente delle diverse molecole attive- utilizzati principalmente per il controllo di nausea, vomito, appetito nei pazienti sottoposti a chemioterapia.

Accanto a questo utilizzo, ben documentato dalla letteratura scientifica, si affiancano alcuni studi sui vantaggi dell’utilizzo della cannabis nel controllo del dolore cronico. Oltre a queste indicazioni la marijuana a scopo terapeutico viene utilizzata –ma mancano ancora studi che ne provino l’efficacia- nella gestione del dolore in chi soffre di sclerosi multipla e sindrome di Tourette. Inoltre da alcuni anni è disponibile Sativex, un farmaco contenente solo THC e CBD utile nel controllo degli spasmi muscolari dovuti alla sclerosi multipla.

In questo caso non si tratta dell’utilizzo delle infiorescenze e per questa ragione, in quanto mancano terpeni e flavonoidi, gli studi su Sativex hanno dimostrato che il prodotto non è efficace nel controllo del dolore.

In che modo deve essere assunta?

Innanzitutto una premessa: i cannabinoidi presenti nel vegetale per esplicare la loro azione devono essere attivati mediante un processo chimico noto come “decarbossilazione”.

Si tratta di una reazione che avviene quando le molecole sono sottoposte ad alte temperature, oltre i 100 gradi centigradi.

Ecco perché tra le vie più utilizzate c’è il fumo, la vaporizzazione e l’infusione. La scelta dipende dall’effetto che si vuole ottenere e dalla formulazione farmaceutica di partenza (olio, cartine ecc…).

Credits

Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza. Collabora con diverse testate nazionali.

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